Nel silenzio. Di notte.

Anche quest’anno ci ho provato.
Ho provato a raccontare tradizioni vecchie centinaia di anni del mio paese.
Huma tra le mani, nel freddo glaciale lasciato in dono da un anticipo di primavera improvviso.
Il silenzio. La notte. I passi. La banda che suona. I volti della gente.

Qui una piccola anticipazione. Tutti gli scatti potete trovarli nell’album dedicato sulla mia pagina facebook.

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Talos Festival 2015

Che cosa è il Talos Festival?
Ecco, e io come faccio a spiegarvelo? Potrei fare una veloce ricerca su internet, riprendere le parole del loro sito ufficiale e cavarmela così.
E invece no.

Anche quest’anno mi sono unita alla “banda”. Anche quest’anno ho messo a disposizione i miei occhi e la mia macchina fotografica (e anche il mio sonno perso, che ve lo dico a fare!). Da quel primo ottobre, giorno in cui l’intera macchina Talos ha iniziato a funzionare, ne sono successe di cose. E la mia idea di Talos è cambiata, ancora (ricordate lo scorso anno?). Perciò ci riprovo.

Che cosa è il Talos Festival?

È tantissime cose.
È sorrisi, agitazione, rabbia.
È tenacia, denti stretti, impegno.
È nuove conoscenze, nuovi punti di vista, nuove lingue, nuovi colori e sapori.
È nuovi amici, nuove posizioni per scattare foto rotolandosi ovunque attorno a un palco e cadendo anche in modo tragicomico (con i lividi che mi hanno fatto compagnia per almeno tre settimane).
È fatica, è sonno perso, è la voglia di fare qualcosa di buono.
È bambini seduti a terra con le gambe incrociate, davanti al palco, ad ascoltare e sognare, tanto da farti sperare che il mondo, se ci impegnamo, può davvero essere migliore.
È emozioni, rimanere imbambolati con la macchina fotografica tra le mani, incapaci di scattare, perché troppo coinvolti e sorpresi da melodie che mai avresti pensato di ascoltare.
È opportunità, è danza liberatoria, movimento puro.
È abbracci nella stanchezza, di quelli che ti ricaricano all’istante.
È tante cose.

Talos 01
Talos 02
Talos 03

Quest’anno, le mie foto (e quelle di altri validissimi ragazzi) sono finite sulla pagina facebook ufficiale del Talos Festival, e le trovate qui, cercando un po’ tra i vari album.

Cosa rimane?

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Che cosa rimane di questa esperienza?
I sorrisi stupiti dei bambini quando gli chiedi: “Posso fare una foto alla tua bandierina? E’ bella!”, i sorrisi dei loro genitori, le signore che aprono la porta della loro casa per farti scattare una foto, la fretta, le ore sveglia e il pochissimo sonno, le parole, i piccoli grandi gesti, la commozione negli occhi di chi ti è accanto, la scoperta di aver vissuto la stessa sensazione di chi hai ritratto, lo stupore in vari accenti e in varie lingue, la soddisfazione delle persone che ti hanno dato carta bianca, la disponibilità e la fiducia in una umanità che va vissuta, la speranza che tutto resti uguale evolvendosi, la bellezza di tradizioni vecchie generazioni che resistono grazie alla forza di chi vuol tenerle vive.

Per rivedere tutte le mie foto durante i riti della Settimana Santa cliccate qui.
Per rivedere le mie foto pubblicate su Ruvolive.it:
Otto Santi
Misteri
Pietà
Cristo Risorto – Quarantane

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La notte degli Otto Santi

_DSC3800aLa notte, il silenzio, l’attesa, la tradizione, la fatica, la stanchezza, la buona volontà.

Questo e altro ancora è la notte tra mercoledì e giovedì santo.
Questo e altro ancora è quel che il mio paese tiene ben saldo, da generazioni.

Nella galleria le foto che, ieri, sono state pubblicate da RuvoLive.it.

Tutte le foto potete trovarle anche nella mia pagina facebook.

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Tradizioni e storia

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Nel mio paese le settimane che anticipano la Pasqua sono ricche di suggestioni, tradizioni e storia.
I riti della Settimana Santa sono preceduti dalla Processione di “Maria S.S. Desolata”, che si svolge, di solito, nel Venerdì di Passione (quest’anno, però, il mal tempo ha giocato un brutto scherzo e il tutto si è svolto nel pomeriggio del Sabato).
La Confraternita della Purificazione Addolorata (che organizza la processione) è stata “f
ondata a conclusione di una missione popolare dal gesuita Domenico Bruno nel 1719, come congregazione di foresi (giornalieri di campagna o braccianti), fu dedicata alla Purificazione della Vergine e a S. Ignazio di Loyola.

Le vicende legate all’ espulsione dei Gesuiti dal Regno di Napoli nel 1767 e alla soppressione dell’ ordine determinarono la temporanea inattività del sodalizio che si riorganizzò con nuove regole nel 1777, anno cui risale il riconoscimento regio di Ferdinando IV.

Nel 1810 si trasferisce nella Chiesa del SS. mo Rosario, detta di S. Domenico, contribuendo al rinnovo architettonico e decorativo dell’ edificio religioso.
Nel 1833, con assenso pontificio, aggiunge al titolo della Purificazione quello dell’ Addolorata. E proprio alla Vergine dei Sette Dolori la Confraternita dedica, sin dalla fondazione, pratiche di devozione e culto particolari, a cominciare dalla processione del Venerdì di Passione, precedente la Domenica delle Palme.
La statua della Madonna, detta Desolata, fu realizzata nel 1907 dal molfettese Corrado Binetti secondo forme espressive care alla devozione popolare: la Vergine, con il volto di fanciulla, veste abiti neri e sta ai piedi della croce in atto di abbracciarla; una spada d’ oro è conficcata all’ altezza del cuore a simboleggiare la profezia del vecchio Simeone.

La stessa confraternita organizza la Domenica di Pasqua, in un clima festoso, la processione di Gesù risorto, durante la quale si svolge l’ antico rito agrario dello scoppio delle Quarantane.” (Fonte qui).

Quest’anno, nella totale discrezione, ho deciso di portare con me la mia Huma e scattare qualche foto, tentando di non disturbare il clima di preghiera, fede e silenzio che si crea nel corso di questi eventi.

Tutte le foto potete trovarle nella mia pagina Facebook.


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Spring in a jar

Spring in a jar

La scorsa settimana è toccata a me: l’influenza che avevo cercato di evitare in tutti i modi mi ha colpita, proprio alle porte della primavera. Così venerdì, ancora blindata in casa, non solo mi sono persa completamente l’eclissi di sole, ma anche la prima aria di primavera. Per fortuna Metà, all’ora di pranzo, ne ha portato con sé un pochino, da respirare e da guardare meravigliati.

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